PADOVA: VINTAGE FESTIVAL 2014
12:35 AM
Sapete cosa ho sempre desiderato fin da piccola?
Tralasciando il pony dalla chioma fluente, quello che ho sempre desiderato è il dono dell'ubiquità.
Anche se è probabile che allo stadio poppante non sapessi fare lo spelling di unubiquità, quello era il mio chiodo fisso.
Considerando che a 23 anni non ho ancora ricevuto né il my little pony né un clone, ho cercato di arrangiarmi come ogni comune essere umano.
Così al VINTAGE FESTIVAL di Padova c'ho spedito Phranci, la super fotografa!
#TEB: "Va. Lascia i tuoi cari (ma portati la Canon). Osserva. E poi riferisci"
Phranci: "Posso andare in bagno prima?"
#TEB:"Certo"
Phranci: "Davvero!?"
#TEB:"No"
Ammetto che ho avuto l’ansia da prestazione.
Ma solo i primi cinque minuti, poi mi sono immersa nel mondo del vintage e tutto è passato.
La 5^ edizione del festival ha scelto come location il Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova ,sede dell’ex tribunale, che per l'occasione si è trasformato nel cuore pulsante del festival. Una presentazione del vintage che copre i campi della moda, del design e della musica.
Prima di tutto ho visitato le esposizioni previste dal festival, soffermandomi in particolare in due di queste:
- “From sex to punk”: chiodi di pelle, vecchie locandine di concerti e fotografie dei Sex Pistols.
Confesso che sono un po’ tornata adolescente, a quando consumavo i cd dei Pistols e mi attaccavo spille sulle magliette.
Ho trovato interessante la storia della nascita di uno stile stravolgente ad opera di Vivienne Westwood e Malcom McLaren, che è riuscito a dare risposta ad una crescente ricerca di un’identità forte e completamente fuori dagli schemi, da parte dei giovani di quel periodo.
sulla destra, McLaren completamente vestito di latex |
Sex era l’equivalente inglese della factory di New York leggo sul catalogo della mostra (che ovviamente ho comprato).
Guardando quei giubbotti ho capito che nulla è cambiato, i giovani sono sempre alla ricerca di una identità, un dress code che li faccia sentir parte di qualcosa di più grande, ed ogni epoca ha il suo.
Quell’epoca mi sarebbe piaciuta.
- “Jole Veneziani”
Non nascondo che questa esposizione ha deluso, da non conoscente di questa donna speravo di riuscire a farmi una cultura. Invece ho trovato solo una breve didascalia, qualche foto e qualche bozzetto.
Su questi mi sono soffermata per fare un paio di riflessioni riguardo a come certe cose non cambino mai, nemmeno nella moda che sembra essere sempre scossa da tumulti creativi.
In generale tutte le mostre mi sono sembrate un po’ “strette” nei loro spazi, o comunque un poco povere.
Quello che non è stato per niente povero era la mostra mercato al pian terreno del centro.
Cose degne di nota : c’era uno stand della Proraso dove dei tipi fighissimi con barbe bellissime si facevano coccolare dal barbiere *____*
Prima di tutto: qualcuno mi deve spiegare perché alle fiere del vintage la maggioranza degli espositori vende occhiali.
Che io non posso comprare perché sono di mio cieca come una talpa.
Di grandi firme non ne ho viste molte, qualcosa tra la pelletteria, hanno fatto capolino delle magnifiche borse di pelle targate The Bridge che io personalmente AMO.
Ho adocchiato qualche collana importante, ovviamente fuori budget.
Quello che più mi ha colpito della mostra mercato (soprattutto vista la possibilità di vederla dall’alto) è stata l’esplosione di colori, di tessuti, di stili, che seppur diversi, si amalgamavano alla perfezione.
Certo, se Stella fosse stata con me il suo resoconto sarebbe sicuramente stato molto più fashion-addicted, accontentatevi del mio sguardo naive e delle fotografie della giornata.
Giuro che per la prossima volta studio!
PS: ah, ho comprato un paio di Levi’s 501 tagliati a mo’ di hot pants, inutile dire che sembravano tanto fighi là al festival, provati a casa sembro un insaccato Beretta.
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