YOU - The Digital Fashion Involution?

3:18 PM

I honestly don't know why we took the decision to go to Milan to see the exhibition "You - The Digital Fashion Revolution" - dedicated to the digitial era in fashion industry and organised by Silvia Grilli, editor-in-chief of the magazine Grazia in collaboration with The Blonde Salad by Chiara Ferragni and Riccardo Pozzioli.
Onestamente non so cosa ci abbia spinto a prendere treni/metro/auto per raggiungere la Triennale di Milano in occasione della mostra "You - The Fashion Revolution", mostra/tributo all'era digitale della moda, organizzata da Silvia Grilli caporedattrice della rivista Grazia in collaborazione con The Blonde Salad di Chiara Ferragni e Riccardo Pozzioli.
Chiara Ferragni e Fedez
Source: Triennale di Milano
As you probably saw on @tebcrew InstaStories, last Wednesday a small group of us (plus a very nice guest - Elena) went to Milan to visit the exhibition and, above all, to share with you our point of view about it.
Come avrete probabilmente visto dalle InstaStories di @tebcrew mercoledì scorso, una piccola delegazione della TEB Crew (più una simpaticissima ospite, Elena) era a Milano per visitare la mostra, ma soprattutto per condividere il proprio punto di vista sull'evento.
Source: Grazia.it
Once we arrived at the Triennale, we headed to the first floor, where the exhibition (closed on October 13th) was hosted in a spacious room. At the entrance, an intermittent "You" on a big screen (like it was an epilectic seizure) welcomed us.
In the first thematic area, we really appreciated an affectionate tribute to Bill Cunningham, memorable photographer of the New York Times"who turned fashion photography into his own branch of cultural anthropology on the streets of New York", as this genius was commemorated by his newspaper on the day of his passing in June 2016.
Arrivate alla Triennale di Milano ci siamo subito dirette al piano superiore dove una grande stanza ospitava la mostra (chiusa il 13 ottobre). All'entrata siamo state accolte da un grosso schermo dove compariva ad intermittenza la scritta "You" (in stile attacco epilettico).
Abbiamo sinceramente apprezzato nella prima area tematica della mostra, un affettuoso tributo a Bill Cunningham, storico fotografo del New York Times, famoso per aver "trasformato la fotografia di moda nel suo personale ramo di antropologia culturale per le strade di New York", così lo definisce il suo giornale nel giorno in cui questo grande mito purtroppo ci lascia nel giugno 2016.

Scott Schuman The Sartorialist
When talking about street photography, a reference to Scott Schuman is definitely due: since 2005 he has been sharing on the blog The Sartorialist the most interesting street looks in New York, Paris, Milan and Florence.
Quando si parla di street photography non può mancare un accenno anche a Scott Schuman, che dal 2005 condivide sul blog The Sartorialist gli street look più interessanti, diviso tra New York, Parigi, Milano e Firenze.

And this is all what we consider significant of the exhibition.
For the rest? Nothing to highlight.
Or at least just a great showcase for Grazia.it "It bloggers", who the magazine boasts of having enlisted or created.
If you watch the videos shown at the exhibition, you realize how hardly any influencers can talk about fashion: for example, besides the several pictures of hers, the nth interview to Chiara Ferragni, in which the most engaging question was: "What animal Chiara Ferragni is? / What's in your bag?".
So, she has been in the fashion industry for years on end, and is this the best she can actually answer? The fashion industry abounds with controversial issues, so why don't ask the interviewer to improve the level of the questions?
E qui si chiude tutto ciò che di rilevante c'era da vedere.
Il resto? Non pervenuto. 
O comunque solo una gran vetrina per le "It bloggers" di Grazia.it, che si vanta di aver arruolato (o creato) delle influencers.
Dai video proiettati alla mostra si evince come ben poche di queste influencers sappiano davvero parlare di moda: nello spazio dedicato a Chiara Ferragni, oltre a diverse foto, l'ennesima video intervista dove la domanda più interessante è "Che animale è Chiara Ferragni?/What's in your bag?"
Insomma, anni e anni nell'industria della moda e questo è il meglio a cui sappia rispondere? L'industria pullula di controversie, perché non chiedere all'intervistatore di elevare il livello dell'intervista?

These young women seem to be there by chance, maybe thanks to a background already close to the fashion world for family reasons (at least few of them). At the exhibition a Chiara Ferragni Barbie -doll was displayed, representing - according to us - a perfect metaphor: good-looking dollies dressed up by others' taste and style.
So why are they defined influencers? Why can they affect buyers' choices, manipulated by brands and sellers, who have to deal in?
Queste giovani donne più che altro sembrano essere lì totalmente per caso, forse arrivate già da un contesto vicino al mondo della moda, per motivi familiari per esempio. Il fatto che alla mostra fosse esposta anche la Barbie con le sembianze di Chiara Ferragni permette di fare un paragone che secondo noi calza a pennello: belle bamboline vestite dal gusto e dallo stile di altri.
Allora perché definirle influencers? Perché possono condizionare le scelte di chi compra, magari manovrate da chi invece vende e deve vendere? 


In this interview, Grazia editor in chief Silvia Grilli talks about "this phenomenon has been around for ten years, but at the beginning it was snubbed - how odd, till the brands have realized how to take advantage of it: living advertising billboards walking down the streets - then it has recently been considered for what it really is, that is the active revolution of fashion."
Honestly, this is not an active revolution, it is digital voyeurism: we mere mortals spy on someone who winks at us, following a lifestyle we cannot afford.

PS: the part dedicated to Leandra Medine of Man Repeller was the only one worthy of attention.

Nell'intervista a Silvia Grilli che potete vedere qui sopra, la direttrice di Grazia parla di "un fenomeno che c'è da dieci anni, ma è stato all'inizio snobbato - guarda caso, fino a che i brand non hanno capito come sfruttarlo. Cartelloni pubblicitari viventi che camminano per le strade - e poi negli ultimi tempi valutato per quello che è cioè la rivoluzione partecipativa della moda". 
Siamo onesti, più che di rivoluzione partecipativa stiamo parlando di voyeurismo digitale: noi comuni mortali spiamo chi, dall'altra parte, ci fa l'occhiolino immerso in uno stile di vita che non ci possiamo permettere.

PS: unica nota di merito, hanno inserito anche Leandra Medine di Man Repeller.

written by: Phranci
translation: Claudia
SalvaSalvaSalvaSalvaSalvaSalva

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