VUOI FARE LA FASHION BLOGGER? AUGURI

3:50 PM


Sapete cosa mi manca dell’infanzia?
I My Little Pony.
Ma sapete cosa mi manca veramente, più dei My Little Pony?
La spontaneità con cui riuscivamo a parlare dei nostri sogni: la ballerina, l’astronauta, il poliziotto, la cantante, l’usuraio…
Avevamo gli occhi sbarrati per l’emozione e in testa ci vedevamo già grandi, belli e bravissimi.
Io ho iniziato rispondendo “la stilista” e disegnando bambole di carta con i vestiti delle Spice Girls; crescendo ho scoperto che con una matita ed un foglio potevo anche creare dei concetti interessanti e non solo dei bozzetti pop, così ho diretto le mie ambizioni al giornalismo, sempre conservando un’attenzione particolare per la moda.
Poi mi sono laureata in economia e per quanto pensiate che abbia mandato tutto a ramengo, vi assicuro che la tesi parlava di Made in Italy e Coco Chanel.

I genitori s’illuminano solo quando sfoderi ambizioni concrete come “l’ingegnere, il medico, l’avvocato, l’usuraio…”, quando prendi il sentiero hippie buttandoti su qualcosa d’incerto o artistico è sempre una lotta. Ultimante, ci si mette anche la realtà a richiamarti con i piedi per terra.

#TEB è la zattera che mi permette di mantenere vivo il mio sogno, qualunque figura lavorativa ricopra durante il giorno: per quanto sia elettrizzante uscire di casa e dirsi  fashion bloggers, il più delle volte è conveniente puntare alla dicitura web writer.
Perché tutta sta precisazione? 
Perché per quanto sogni di dirigere un web magazine di moda, il mondo erudito sembra sempre avere una parola buona per chi parte come fashion blogger: bamboline vuote, ambasciatrici del nulla, ignoranti e vanesie…avete altri aggettivi? Infierite pure.

La connotazione negativa attribuita ai fashion blogger deriva dal fatto che molti di quelli che "ce l’hanno fatta", diventando veri  e propri fenomeni mediatici, al loro meglio sembrano analfabeti o totalmente ignoranti.
Belli impossibili in foto, ma appena li armi di una tastiera QWERTY o di un microfono ecco che iniziano i dolori.
L’industria della moda li vede come dei cartelloni pubblicitari a costo zero (dopotutto i regali vanno più degli assegni), i fotografi alla settimana della moda come dei pagliacci (alla peggio),
Chaira Ferragni durante la New York Fashion Week
mentre le persone comuni si dividono tra chi li vede come profeti del glam e chi come dei cialtroni arrivisti.
Come li vedo io? 
Mah, occorre differenziare: esistono diverse tipologie di blog riguardanti la moda, da quelli che guardano solo alle celebrity, a quelli che si focalizzano su editoriali d'alta moda, quelli che recensiscono le sfilate e poi loro, i famosissimi personal style blog.
Quando si parla di fashion blogger al 99 % ci si riferisce sempre a quest’ultima tipologia: in cosa consiste?
Ecco la scheda tecnica
Personal style blog
-post principali: foto
-soggetto principale: io, me e me stesso
-contenuto testuale: scarso
-qualità testi: 
60% discutibile
30% puro advertising (di quello che ti fa fare zapping sulla TV)
10 % interessante. 
Attenzione: potrebbe contenere tracce d’inglese.
-controindicazioni: all'aumentare dei follower si riduce drasticamente la percentuale di potenziali clienti per i capi pubblicizzati. (per intenderci: si passa da H&M a Chanel)

La discriminante in questi blog sta nella qualità della fotografia prima di tutto, 
poi nello styling ed in fine nelle location: per intenderci, farsi le foto in ciabatte al Louvre sarà sempre più scenografico del parcheggio del McDonald’s. #DealWithIt

**Io e Phranci siamo convinte che anche Brescia possa diventare scenografica, 
quindi non  perdetevi in nostri #TEB Shoot!**

Questi blog ci rimpinzano di consigli utili, interessanti, inaspettati o eccentrici: il problema è che alla lunga stufano.
Passere dal pensare:
“oh che bella quella gonna!/ Mamma mia ho bisogno di quel berretto!/ Wow i jeans/ che trucco incantevole” 
A:
“Oh ma che gonna s’è messa questa!/Quel berretto fa ca****!/I jeans li ho anch’io, ma non faccio tutte ste’ moine/ eh già, serviva proprio un make up artist per quel burro cacao”.

A livello pratico per portare avanti un personal style blog dovete essere ricchi…ma anche disoccupati: per quanto le due cose possano apparire in contrasto, la realtà è che il blogging richiede tempo, continuità, costanza e dedizione; per pubblicare un look nuovo al giorno, contattando fotografo, scegliendo location e luce giusta dovete svegliarvi la mattina sapendo di non avere una beata mazza da fare, oltre a questo.
source: Kayture
Consiglio spassionato: se avete in mente di aprire un generico personal style blog è il caso che ci rinunciate, perché il “mercato” è concretamente saturo ed emergere sarebbe un’impresa titanica. Interessante potrebbe essere la strategia di specializzarsi su un capo o un accessorio, perché solo la specializzazione vi può salvare.
Amen.
Inoltre, se c’è una cosa che ho imparato dal mondo della moda è l’importanza di conoscere la storia: che sia antica o recente, perché la moda prende sempre ispirazione dal tessuto socio-culturale; per quanto frivolo questo ambiente possa sembrare, sappiate che merletti, velluti e sete pregiate hanno cambiato la storia, per non parlare del prestigio che hanno conferito all'Italia.
Chi studia e ama davvero la moda sa descrivere una sfilata con qualcosa di più di un “amazing show” buttato sotto un video di Instagram.
Per questo dico no al #BloggingSenzaCervello : datemi retta o diventerete delle macchiette su “La Faccia Avvilita della Faccia Avvilita”.

La moda è molto più complessa di quanto sembri e farne parte davvero è un privilegio: l’immagine è importante per attirare il “consenso”, ma al rispetto concorrono altre doti e qualità pratiche.
Ammiro chi è riuscito a crearsi una professione in un modo così originale e inusuale, sperando sempre che la percentuale di “culo” non sia stata superiore a quella del talento.

Quindi ragazzi, come dice il mio amico Leslie: keep calm e follow your dreams!
Occhi sull’obiettivo, dedizione, lavoro duro e tanta tanta serenità!

xoxo
Stella

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